Ipocontrio è una formazione Jazz salernitana che esiste e resiste da circa 20 anni, nonostante l’attuale lontananza tra i componenti. E quella che vi racconto oggi è una storia personale, fatta di ricordi e persone, di musica ed emozione.
Primi passi: l’incontro con il pianista Bruno Salicone
Era all’incirca il 1999 e un giorno fui contattato da alcuni ragazzi di Olevano sul Tusciano, un piccolo paese vicino Battipaglia, la mia città natale.
Tra questi ragazzi c’era Bruno Salicone, che conobbi più o meno lo stesso anno, in un ristorante in cui facevo il cameriere. Quel giorno Bruno vestiva i panni dello speaker, accompagnava il dj Carmine Pignataro e suonava anche il piano.
Da quella sera decidemmo di incontrarci nuovamente per suonare insieme.
Ci vedemmo a Olevano, perché era lì la sala prove del pianista. Quel luogo divenne la casa dell’Ipocontrio, dove si susseguirono numerose prove sfiancanti. Ma non subito.
Prima della formazione jazz Ipocontrio, infatti, nacque un altro progetto. So. Bro. Ba., il gruppo fondato da mio fratello Giandomenico fu il trampolino di lancio della mia amicizia con Bruno.
Ma questo era soltanto l’inizio di una lunga collaborazione che dura tutt’oggi.
Il Jazz che unisce: il batterista Armando Luongo
In quel periodo io e Bruno scoprimmo di avere una passione in comune, quella per il Jazz. Così, decidemmo di cercare altri appassionati del genere, musicisti, amatori, studenti che avessero la stessa impazienza di suonare e imparare facendo.
Come ogni cosa, il principio è sempre difficoltoso: non riuscivamo a trovare qualcuno che fosse appassionato quanto noi. Ma alla fine, le cose andarono per il meglio.
Una sera incontrai André Silva, chitarrista e cantante brasiliano, che in quegli anni viveva a Battipaglia. L’incontro con André avvenne in un piccolo locale dove si organizzavano concerti Jazz, anche di un certo spessore.
Infatti, quella sera a suonare era il grande Alfonso Deidda, uno dei musicisti più importanti della scena salernitana e internazionale. Questi momenti di aggregazione per il pubblico e per gli appassionati di Jazz erano e sono di fondamentale rilevanza.
Non solo per apprendere come si sta in scena, ma anche per fare amicizia con persone accomunate da interessi comuni. Un incontro tira l’altro e, grazie alla conoscenza di André, approdai a Campagna per conoscere il terzo componente che ha dato vita alla formazione jazz Ipocontrio.
Il batterista Armando Luongo.
L’inizio di una lunga collaborazione
La formazione jazz Ipocontrio era ancora in fase embrionale: io e Bruno eravamo alla ricerca di un batterista. Ma non un semplice musicista in grado di sorreggere il progetto, ma anche una persona con cui creare veri e propri dialoghi musicali.
Fu il ponte di André Silva a farmi arrivare a Campagna, dove conobbi il batterista con cui ho stretto un intramontabile feeling musicale.
All’epoca Armando Luongo aveva un modo di suonare che mi ricordava molto quello di Jack DeJonette. Poi lo studio, le esperienze e le circostanze lo hanno portato a sviluppare la sua personalità.
In ogni caso, il suo modo di suonare mi aveva molto colpito. Durante le prove continuavo a pensare che fosse lui il batterista giusto per suonare con me e Bruno, in quello che sarebbe diventato l’Ipocontrio.
Finite le prove parlammo di musica e, quindi, di Jazz: era quello il collante più forte. Una passione smisurata per questo genere che continua ad essere la nostra fonte principale di espressione.
La nascita di una formazione jazz ventennale
Quando raccontai a Bruno del nuovo batterista eravamo pieni di entusiasmo. Senza impegno, ma con slancio iniziammo a suonare tutti e tre insieme decretando l’inizio di un progetto che oggi ha ormai venti anni.
Ricordo che ci vedevamo molto spesso, a volte anche tutti i giorni della settimana. Suonavamo a tutte le ore, qualsiasi cosa e qualsiasi brano.
Questa vastità di vedute era preparatoria al nostro animo di musicisti. Ci avrebbe preparato agli studi prossimi in Conservatorio che tutti affrontammo qualche anno dopo.
Da quel momento nacquero forse le due amicizie più importanti per me. Due amicizie che ancora oggi si mantengono forti e stabili nonostante la lontananza. Ecco perché tutte le volte che ci ritroviamo a suonare insieme è come se non avessimo mai smesso di provare.
L’interplay è lo stesso che ci accompagnava quando eravamo ragazzini e si rafforza sempre di più ad ogni nota suonata insieme.